LA STORIOGRAFIA
Fino ad ora abbiamo trattato la poesia, ora cerchiamo di prendere in esame la prosa. Il meglio della prosa alessandrina era di tipo scientifico, ma fece completamente naufragio perché nei tempi tempo prevarrà l'atticismo e si condannerà l'alessandrinismo.
In questo periodo e cioè tra il 4° ed il 3° secolo a.C., la Grecia non ebbe grandi storici, ma un numero infinito di studiosi che con vari intenti si occuparono di discipline storiche. Di questi non abbiamo che scarsi frammenti e per farci un'idea un po' ampliata di questa storiografia dobbiamo rifarci per forza a Polibio di cui abbiamo qualcosa e cioè esattamente 5 libri. Non è che abbiamo molto e ci è difficile giudicare quel poco che si ha.
Di certo si sa che gli storici seguivano due correnti diverse ed esattamente una che possiamo chiamare "retorica" ed un'altra che si può definire "filologica".
Vediamo un po' come scrivevano gli storici di questo tempo.
Coloro che seguivano l'indirizzo retorico davano molta importanza alla forma e non si curavano troppo del contenuto; così si poteva cadere nell'eccesso che, per gli scrittori peggiori, la materia trattata era soltanto un pretesto per fare sfoggio dell'abilità nello scrivere. In questo caso non si può fare troppo affidamento alle notizie riportate perché spesso vengono modificate per poter essere trattate in uno stile migliore.
I seguaci dell'altra tendenza, tra cui Polibio, fanno tutto il contrario: tralasciano la forma e nel contenuto sono minuziosi e precisi fino all'esasperazione. In questo caso si rischiava di cadere nell'eccesso opposto e cioè che gli scrittori peggiori, pur sempre molto fedeli agli avvenimenti, scrivevano così male che era una pena leggerli. Dal momento che, anche trattandosi di argomenti storici, per essere letta l'opera deve essere scritta in modo da essere troppo pesante, questi lavori andavano perduti. Il modo migliore sarebbe stato, comunque, il giusto dosaggio tra gli opposti estremismi. In effetti lo storico, in certi momenti un po' oscuri della storia, quando non si hanno notizie sicure, deve avere anche fantasia, in modo da immaginare quello che più o meno deve essere successo nel tempo in esame. D'altra parte deve saper scrivere in bella forma in modo che il lettore non si annoi o si stanchi.
Gli storici, per gli argomenti che hanno trattato, si dividono in 3 gruppi e cioè: storici di Alessandro Magno, autori di storie locali e autori di storie generali.
L'impresa quasi epica di Alessandro colpì l'immaginazione dei suoi contemporanei; anzi egli, che invidiava ad Achille Omero che gli aveva cantato le gesta, si portò dietro, oltre a scienziati, alcuni storici, fra cui Callistene. Questo gruppo di storici furono retori fino all'osso e adulatori, guasti di un invadente gusto barocco e dal desiderio di gonfiare le imprese del re.
Altri scrittori, invece, si dedicarono a comporre storie regionali, studi etnologici e monografie. Tra questi bisogna ricordare anche gli attitografi o scrittori di cose attiche, che trattavano tutta la cultura ateniese. Comunque è chiaro che questi non potevano essere scrittori critici per la natura del genere affrontato e per la loro stessa natura, poiché si occupavano contemporaneamente di vari argomenti.
Molti, però, volsero la loro attenzione a paesi stranieri e divulgarono le loro opere in Grecia. Tra questi possiamo ricordare Manetone, sacerdote egiziano che scrisse in greco un'opera sul suo paese, l'Egitto, in cui narrava l'operato dei faraoni dalle origini fino ai suoi tempi. Questa opera, dal titolo "Storia d'Egitto" terminava nel 323 e ci è stata conservata soltanto in epitomi successivi. Dell'originale ci rimane qualche frammento. Risale a lui la suddivisione della storia egiziana in Antico, Medio e Nuovo Regno e in 30 dinastie di faraoni, ancora oggi seguita. Poi c'è Beroso o Berosso, archivista e sacerdote del culto di Baal a Babilonia, che scrisse una Storia di Babilonia in tre libri basandosi appunto sugli archivi del tempio in cui officiava. Egli trattava un periodo vastissimo di circa 468.215 anni, di cui 432.000 anteriori al diluvio. Un altro suo lavoro, Fatti caldei, divulgava notizie astronomiche ed astrologiche.
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CARATTERI GENERALI
Fino ad ora abbiamo trattato la poesia, ora cerchiamo di prendere in esame la prosa. Il meglio della prosa alessandrina era di tipo scientifico, ma fece completamente naufragio perché nei tempi tempo prevarrà l'atticismo e si condannerà l'alessandrinismo.
In questo periodo e cioè tra il 4° ed il 3° secolo a.C., la Grecia non ebbe grandi storici, ma un numero infinito di studiosi che con vari intenti si occuparono di discipline storiche. Di questi non abbiamo che scarsi frammenti e per farci un'idea un po' ampliata di questa storiografia dobbiamo rifarci per forza a Polibio di cui abbiamo qualcosa e cioè esattamente 5 libri. Non è che abbiamo molto e ci è difficile giudicare quel poco che si ha.
Di certo si sa che gli storici seguivano due correnti diverse ed esattamente una che possiamo chiamare "retorica" ed un'altra che si può definire "filologica".
Vediamo un po' come scrivevano gli storici di questo tempo.
Coloro che seguivano l'indirizzo retorico davano molta importanza alla forma e non si curavano troppo del contenuto; così si poteva cadere nell'eccesso che, per gli scrittori peggiori, la materia trattata era soltanto un pretesto per fare sfoggio dell'abilità nello scrivere. In questo caso non si può fare troppo affidamento alle notizie riportate perché spesso vengono modificate per poter essere trattate in uno stile migliore.
I seguaci dell'altra tendenza, tra cui Polibio, fanno tutto il contrario: tralasciano la forma e nel contenuto sono minuziosi e precisi fino all'esasperazione. In questo caso si rischiava di cadere nell'eccesso opposto e cioè che gli scrittori peggiori, pur sempre molto fedeli agli avvenimenti, scrivevano così male che era una pena leggerli. Dal momento che, anche trattandosi di argomenti storici, per essere letta l'opera deve essere scritta in modo da essere troppo pesante, questi lavori andavano perduti. Il modo migliore sarebbe stato, comunque, il giusto dosaggio tra gli opposti estremismi. In effetti lo storico, in certi momenti un po' oscuri della storia, quando non si hanno notizie sicure, deve avere anche fantasia, in modo da immaginare quello che più o meno deve essere successo nel tempo in esame. D'altra parte deve saper scrivere in bella forma in modo che il lettore non si annoi o si stanchi.
Gli storici, per gli argomenti che hanno trattato, si dividono in 3 gruppi e cioè: storici di Alessandro Magno, autori di storie locali e autori di storie generali.
STORICI DI ALESSANDRO MAGNO
L'impresa quasi epica di Alessandro colpì l'immaginazione dei suoi contemporanei; anzi egli, che invidiava ad Achille Omero che gli aveva cantato le gesta, si portò dietro, oltre a scienziati, alcuni storici, fra cui Callistene. Questo gruppo di storici furono retori fino all'osso e adulatori, guasti di un invadente gusto barocco e dal desiderio di gonfiare le imprese del re.
AUTORI DI STORIE LOCALI
Altri scrittori, invece, si dedicarono a comporre storie regionali, studi etnologici e monografie. Tra questi bisogna ricordare anche gli attitografi o scrittori di cose attiche, che trattavano tutta la cultura ateniese. Comunque è chiaro che questi non potevano essere scrittori critici per la natura del genere affrontato e per la loro stessa natura, poiché si occupavano contemporaneamente di vari argomenti.
Molti, però, volsero la loro attenzione a paesi stranieri e divulgarono le loro opere in Grecia. Tra questi possiamo ricordare Manetone, sacerdote egiziano che scrisse in greco un'opera sul suo paese, l'Egitto, in cui narrava l'operato dei faraoni dalle origini fino ai suoi tempi. Questa opera, dal titolo "Storia d'Egitto" terminava nel 323 e ci è stata conservata soltanto in epitomi successivi. Dell'originale ci rimane qualche frammento. Risale a lui la suddivisione della storia egiziana in Antico, Medio e Nuovo Regno e in 30 dinastie di faraoni, ancora oggi seguita. Poi c'è Beroso o Berosso, archivista e sacerdote del culto di Baal a Babilonia, che scrisse una Storia di Babilonia in tre libri basandosi appunto sugli archivi del tempio in cui officiava. Egli trattava un periodo vastissimo di circa 468.215 anni, di cui 432.000 anteriori al diluvio. Un altro suo lavoro, Fatti caldei, divulgava notizie astronomiche ed astrologiche.
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